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La squalifica dell'Italia

Diverse volte i più grandi campioni del bridge, a causa delle loro continue vittorie, sono stati accusati di ottenerle con mezzi non troppo leciti.

Essendo stati gli azzurri del Bleu Team, tra i più grandi campioni di ogni tempo, anche a loro è toccato di essere più volte oggetto di sospetti e malevolenze.

Dopo la lettera anonima del 1963 e le accuse del giornalista Bruce Keidan alla coppia azzurra  Facchini-Zucchelli ai Campionati del Mondo del 1975, uno degli episodi meno edificanti e mai completamente chiariti che coinvolse l'allora FIB, si verificò un anno più tardi quando Leandro Burgay, un giocatore di spicco del tempo, presentò alla FIB la registrazione di una telefonata con il campione del mondo Benito Bianchi nel corso della quale gli aveva comunicato l'irregolarità della selezione  per i campionati del mondo 1976, per i quali non riuscì mai ad entrare in possesso degli scores  riguardanti le ultime 16 decisive smazzate.

Tale sparizione venne poi ufficialmente confermata dai probiviri incaricati dalla FIB.

Pare comunque che nel corso del colloquio Bianchi avesse fatto alcune affermazioni, mai confermate, circa il comportamento passato di alcuni forti giocatori dell'epoca.

Luigi Firpo, allora presidente della Federazione Italiana (FIB), mise in dubbio la genuinità della registrazione con il presidente della Federazione Mondiale Jaime Ortiz Patino, provocando involontariamente un'interpretazione dell’accaduto da parte dei media del tempo che semplificarono l'intera vicenda con un laconico: nastro falso = Burgay colpevole; nastro vero = confermate le dichiarazioni di Bianchi.

Jaime Ortiz Patino invitò Burgay per gli opportuni chiarimenti ma non ebbe le soddisfazioni che…forse cercava.

Risultò che Burgay, oltre ad affermare la genuinità del nastro periziato da un tecnico incaricato dalla FIB, non fornì alcun altro elemento e fornì una chiara risposta con una lettera raccomandata che venne regolarmente riscontrata.

Burgay venne comunque squalificato per 6 anni in prima istanza per aver diffuso all’estero notizie riservate alla FIB, pena ridotta poi a 18 mesi dai probiviri di Bari che certificarono come “Burgay ebbe ragioni non indifferenti per ritenere in buona fede che nei suoi confronti fosse mancata la necessaria obiettività”.

Un anno più tardi, la questione che era stata gestita con la massima discrezione dalla FIB, non si sa come, arrivò sul tavolo della WBF che chiese alla FIB di fare completa chiarezza sullo sconveniente episodio.

La FIB si difese sostenendo di averla già fatta e che, di fatto, non sussistevano prove sufficienti a sostenere le accuse, ma la WBF non si accontentò e minacciò di sospendere la FIB fin quando l'intera faccenda non fosse stata meglio chiarita.

La FIB reagì violentemente minacciando di dimettersi da tutte le competizioni mondiali e sostenendo che l'atteggiamento della WBF derivava dal potere che in essa rivestiva l'ACBL che si sentiva frustrata a causa delle continue vittorie azzurre.

La WBF al congresso di Manila sospese l'Italia per due anni, ma, dopo pochi mesi, avendo la FIB nel frattempo rinnovato i suoi quadri direttivi e fornito alcune delucidazioni che la WBF valutò soddisfacenti, il provvedimento venne revocato e l'Italia venne riammessa a pieno titolo.

I cronisti del tempo convennero che venne fatto molto fumo senza che vi fosse nessun arrosto.

  Sezione Cenni Storici