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La lettera anonima

 

Saint Vincent: Bermuda Bowl 1963

Chiaradia, Belladonna, Garozzo, Perroux, Forquet, D'Alelio, Pabis Ticci

   Diverse volte i più grandi campioni del bridge, a causa delle loro continue vittorie, sono stati accusati di ottenerle con mezzi non troppo leciti.

 Essendo stati gli azzurri del Bleu Team, tra i più grandi Campioni di ogni tempo, anche a loro è toccato di essere più volte oggetto di sospetti e di malevolenze.

 Uno degli episodi più edificanti e meno conosciuti della storia del bridge è quello avvenuto durante la Bermuda Bowl tenutasi in Val d'Aosta a Saint Vincent nel 1963.

 Una lettera anonima scritta in italiano, fu fatta pervenire al coach americano John Gerber, il quale iniziò a farsela tradurre da un interprete.

 Ascoltato il contenuto del primo paragrafo, chiese all'interprete di smettere il suo lavoro e consegnò la lettera al capitano italiano Carl’Alberto Perroux dicendogli chiaramente che egli ne conosceva il contenuto solo per quanto riguardava il primo paragrafo.

 Nella lettera, si accusava il Blue Team di barare facendosi dei segni durante il gioco. Perroux, suggerì allora di continuare a giocare con degli schermi sopra i tavoli, in modo che i compagni di squadra non potessero vedersi l'un l'altro (badate bene che tutto questo accadeva ben 12 anni prima che i sipari, attualmente di routine nelle competizioni bridgistiche di alto livello, venissero introdotti ufficialmente).

 Gerber, dimostrando grande sportività, non accettò e pretese di continuare a giocare normalmente, dimostrando di fidarsi completamente dei giocatori italiani e di non ritenere che la lettera che, peraltro, non aveva letto fino in fondo, potesse essere veritiera.

 L'elegante gesto di Gerber colpì il capitano italiano al punto che, una volta terminata la competizione con la solita vittoria italiana, la squadra azzurra consegnò il trofeo agli americani concludendo quella vicenda che è rimasta una delle più sportivamente belle di tutta la storia del Bridge.

 

 

 

 

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