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Previsione infondata ?

Negli scorsi anni '80, lo scozzese Ian Dalziel ha pubblicato una ricerca sui giochi di carte e sul bridge  nel testo della quale cita il ritrovamento di un articolo apparso nel numero di marzo del 1900 nella rivista "Baily's Magazine of Sports and Pastimes, and Racing Register" conservata presso la Biblioteca Mitchell di Glasgow.

Si tratta di una rivista mensile molto diffusa al suo tempo e specializzata nelle attività equine e nella gestione sportiva del tempo libero che fu pubblicata per la prima volta nel 1860 da AH Baily & Company di Cornhill e che fu poi rilevata nel 1889 dalla Vinton & Company che ne troncò il titolo riducendolo a "Baily's Magazine of Sports and Pastimes" e le cui pubblicazioni cessarono nel 1926.

L'articolo era intitolato "Mode nei giochi di carte dal  Picchetto (1629) al  Bridge (1899)" e vi si ritrova un bello spaccato della buona società di quel tempo lontano.

Vi riporto la traduzione letterale dell'articolo fatta molti anni fa per i lettori de "Il Messaggero" dal compianto Filippo D'Amico.

 

Mitchell Library

In questo anno di grazia abbiamo avuto la sorte di essere testimoni di una cartomania che ha messo profonde radici nel bel mondo.

I sociologi del futuro sicuramente annoteranno questa sorprendente passione per la riforma rivista e corretta del whist chiamata "bridge"; e grazie alla moda in auge nella Buona Società, non mancherà il materiale per scrivere articoli.

Il "Diario Sociale" dei quotidiani, ed i tantissimi "Fogli della Società" informeranno come alla fine del XIX secolo il bridge, le sue probabilità ed i suoi misteri fossero l'unico argomento di conversazione lungo i bordi delle piste di pattinaggio, nei ristoranti alla moda e nei circoli; come le padrone di case più in vista disponessero sale per il bridge alle loro feste, e come il gioco fosse diventato uno dei personaggi preferiti alle danze in maschera.

Ma il bridge merita certamente attenzione per il modo originale in cui è stato introdotto nella società londinese.

Nato a Costantinopoli con il nome di "Britch", fece la sua prima comparsa al Portland Club nel 1897 grazie, almeno così si narra, a un attacco di distrazione da parte di Lord Brougham che, distribuendo le carte a whist, si dimenticò di scoprire l'ultima carta, per poi giustificare l'omissione dicendo che pensava di star giocando a bridge.

Archibald Dunne jr., nella sua ultima opera sull'argomento, dichiara comunque di aver giocato a una specie ibrida di bridge, simile a quello moderno, già 20 anni fa a Smirne.

Si può quindi affermare che sulle origini del gioco non si sa niente di veramente preciso.

Si parla, abbiamo sentito, di fondare un "Circolo di Bridge", ma tutti questi entusiasmi vanno presi cum grano salis. Solo pochi giochi di carte alla moda sono sopravvissuti più di qualche anno (come questo articolo dimostra), e da qualche tempo si è accentuata l'abitudine della Società di cambiare rapidamente idea, specialmente per quanto riguarda i suoi passatempi.

È quindi assai dubbio che la passione del momento sopravviva al XIX secolo.

A vedere come cala il numero dei bridgisti tesserati in ogni parte del globo, c'è proprio da sperare che quella lontana previsione non fosse infondata solo nell'anticipazione dei tempi.

  Sezione Cenni Storici